Per molti paesi resta un tabù e la violenta e incontrollabile reazione scoppiata in Francia con i gilet gialli al goffo (e furbesco) tentativo abbozzato dal presidente Emmanuel Macron non aiuta certo gli indecisi a trovare il coraggio necessario. L'idea della carbon tax conquista però se non altro consensi nel gotha della finanza e dell'economia mondiale, con ben quattro ex presidenti della Federal Reserve statunitense che si sono schierati a favore dell'introduzione negli Stati Uniti di questa particolare forma di tassazione sulle emissioni di CO2 pensata per indirizzare l'economia mondiale verso la sostenibilità climatica.
Janet Yellen, Ben Bernanke, Alan Greenspan e Paul Volcker si sono associati infatti nei giorni scorsi ai 27 premi Nobel e a 15 ex presidenti del Consiglio degli Advisor Economici della Casa Bianca nel chiedere di tassare la produzione di gas serra e distribuire il ricavato fra i cittadini.
I quattro ex presidenti della banca centrale statunitense hanno firmato la richiesta avanzata dal Climate Leadership Council, che vanta fra l'altro tra i suoi sostenitori grandi multinazionali non certo sospettabili di fanatismo ambientalista come Shell, BP, ConocoPhillips e Unilever.
"La gravità del cambiamento climatico spinge ad accantonare le differenze. Persone che vanno d'accordo su poco o nulla sembrano invece trovarsi" sul clima, ha commentato Larry Summers, segretario al Tesoro durante l'amministrazione Clinton, osservando come il tema sia bipartisan.
La carbon tax è la risposta più diretta alle emissioni, è la "risposta del libero mercato al cambiamento climatico", mette in evidenza Greg Mankiw, l'ex presidente del consiglio degli advisor economici della Casa Bianca durante la presidenza di George W. Bush.